Stazioni Cabinovia del Monte Lussari

In ogni circostanza sono la natura del luogo ed il terreno i fattori infinitamente vari, ma decisivi, che innescano il tema architettonico.

Il progetto, in senso generale, applica il principio anti-naturalistico delle vecchie architetture locali che al paesaggio alpino contrapponevano la spigolosità del cubo e al verde che domina i pendii, il colore chiaro dei muri.
In ogni circostanza, ed in ognuna delle tre stazioni, sono la natura del luogo ed il terreno, i fattori infinitamente vari, ma decisivi, che innescano il tema architettonico.

La stazione di valle
La stazione deve posizionarsi sul falsopiano costeggiante la statale Udine-Tarvisio, il più a valle possibile, in modo da consentire agli sciatori provenienti dalla pista “Di Prampero”, un comodo rientro verso l’impianto di risalita e, possibilmente, verso il parcheggio.
I limiti sono rappresentati dalla conclusione del falsopiano, dalla stazione di pompaggio del gasdotto, dal terrapieno della ferrovia e dal viadotto della statale, che rappresentano gli elementi artificiali più forti presenti sul terreno.
Ciò premesso, il posizionamento della stessa deriva in modo quasi geometrico.
L’idea é quella di risolvere tutto il volume da costruire con un gesto progettuale minimo: un semicerchio che racchiuda al suo interno tutti gli edifici e gli impianti necessari. Solamente un lungo muro annegato e coperto nel verde del prato e del bosco che ha il suo riferimento preciso nei moltissimi muri di contenimento a valle dei paesi di montagna, creati con lo scopo di rubare pochi metri di piano al pendio, ma anche elementi di raccordo tra la natura e il costruito.
Non un volume quindi, né un’insieme di volumi, piuttosto un recinto-terrapieno, sistemazione forestale discreta, presenza che, pur modificandolo, non sconvolga l’equilibrio esistente. Nel punto di tangenza tra il cerchio e la viabilità, si innesta lo snodo che permette l’ingresso dal parcheggio e l’accesso alla pista di fondo sopraelevata in quel punto. L’intersezione tra il rilevato/pista da fondo e l’ingresso all’impianto diventa il fulcro del progetto, che qui si permette l’unico scatto: una lunga copertura in legno che s’inarca verso il cielo e che dall’alto é vista come una spina infitta nella montagna ad indicare l’inizio del percorso.

La stazione intermedia
La stazione intermedia viene costruita in una situazione morfologica del terreno assimilabile ad una specie di “schiena d’asino” in forte pendenza sui lati.
Qui non si tratta di costruire un edificio, ma solo un basamento livellato necessario al cambio di direzione dell’asse dell’impianto in quel punto. I pochi locali tecnici necessari sono quasi completamente interrati e l’architettura si esprime solo con la pianta, che in questa situazione, e per una volta, diventa facciata, e la cui forma é appunto generata dalla variazione angolare.
L’immagine definitiva sarà assimilabile a quella di una gigantesca farfalla posata sulla montagna.

La stazione di monte
Nel caso della stazione di monte, il posizionamento avviene quasi in cima alla montagna, non lontano dal santuario ed in una situazione morfologica del terreno di forte pendenza.
L’atteggiamento progettuale è pertanto descrivibile come quello di sollevare un lembo di montagna e di inserire al suo interno la scatola tecnologica, facendo emergere solamente un grande spigolo che si propone come “pezzo” artificiale di montagna, roccia matematica tra la rocce naturali, la cui copertura diviene terrazza panoramica, parzialmente coperta dal terreno, lungo il percorso in quota.
È quest’ultimo, dei tre, l’atteggiamento più fortemente mimetico, e la scelta di “abbassare la voce” é un segno di rispetto verso il luogo e le pre-esistenze del villaggio in quota.

Se accettiamo la tesi che l’autostrada, o l’impianto di risalita, come interventi che modificano l’aspetto del quadro preesistente, sono anche opere di architettura, dobbiamo accettare la sfida di poter restituire al quadro modificato una qualità analoga o superiore alla precedente. Comunque sarà una qualità diversa, ma vera, attuale, conforme ai nuovi contenuti, generatrice di un nuovo equilibrio.
«Camuffarle è come decorarle, – lo diceva già Adolf Loos – è un delitto».

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