Un nuovo ponte per Pordenone

progetto di concorso di Carlo Toson, Christian Toson (architettura), Cristiano Cecotti (strutture), Cristiano Zanello (paesaggio)

Da molto tempo ormai, in molte città europee, il vero problema della pianificazione non riguarda più i centri urbani ma le immediate periferie. È qui infatti che molto spesso si sono consumati ettari di suolo ubbidendo alle sole logiche di espansione, dai centri commerciali alle attività produttive agli edifici residenziali di fascia medio bassa. Sono questi i luoghi (o meglio non luoghi, per usare la felice espressione di Marc Augè) sui quali è necessario lavorare.
L’area di progetto per il nuovo ponte sul Meduna è uno di questi non luoghi, pur trovandosi in un ambiente naturale di grande valore. Da un lato l’espansione delle attività commerciali di Pordenone, dall’altro la crescita produttiva di Fiume Veneto e Zoppola; l’area del ponte è schiacciata da tutti i lati.

La costruzione di un nuovo ponte non è da intendersi solo come un aggiornamento dell’infrastruttura esistente (e il mantenimento dello status quo degradato della periferia), ma come un’occasione per migliorare il territorio. Un ponte può essere non soltanto un ponte, ma molto altro. È l’opportunità per i cittadini di riappropriarsi e valorizzare un territorio con grandi potenzialità, restituendo una dimensione al vivere in città che vada oltre il semplice consumo, che trasformi il non luogo in un luogo al quale potersi legare.

La costruzione di un ponte rappresenta da sempre un’occasione per riordinare il territorio. Recentemente, a Washington, Rem Koohlaas ha trasformato un vecchio ponte in un pezzo di parco urbano, a Teheran da alcuni anni il punto d’incontro della città è diventato il ponte Tabiat, sospeso su due parchi, a Struga (Macedonia del Nord) il ponte sul fiume Drim serve da cinquant’anni ad ospitare uno dei più importanti festival internazionali della poesia; e senza andare tanto lontano non dobbiamo mai dimenticare il ponte di Rialto.
Questa introduzione è indispensabile per chiarire le intenzioni dei progettisti. Il ponte non sarà una semplice infrastruttura necessaria al passaggio oltre il fiume Meduna, bensì un’opportunità unica per mettere insieme infrastruttura viaria, riqualificazione dell’ecosistema del Meduna, luogo di svago ed incontro, attrezzatura culturale.

L’intenzione è quella di creare un luogo e non solo una più o meno sofisticata passerella. Il ponte (carico di tutti i simboli che rappresenta) non può essere più progettato come una semplice infrastruttura. All’interno di un contesto fortemente urbanizzato come quello di Pordenone e dei limitrofi Fiume Veneto e Zoppola, esso deve e può porsi come cerniera culturale tra il di qua e il di la, tra il sopra e il sotto, tra il naturale e l’artificiale consentire incontri e non solo passaggi, immersione nella natura e all’interno di uno spazio altro libero e sospeso.


Il ponte s’innalza all’incrocio di linee di movimento tracciate entro paesaggi culturali dando forma a percorsi del moto e dello sguardo, offrendo un insieme di punti di vista. Il ponte è anche un particolare dispositivo della visione.
L’apporto delle tematiche della percezione in movimento ha segnato di recente la cultura internazionale del progetto infrastrutturale. Anche se spesso disegnato solo come “landmark”, un manufatto che per forma, misura e materia, si stacca dal luogo in cui sorge per avere un valore estetico limitato all’eccezionalità della propria figura e delle forze che esso governa ed esalta. Nel peggiore dei casi una semplice esibizione virtuosistica di tecnologia, che non tiene conto del contesto. Questo può andare bene in città nuove e in paesi in via di sviluppo o senza una grande storia, ma in Italia, e a Pordenone, non può funzionare.
Il nostro disegno del ponte vuole essere un elemento di interpretazione e modificazione delle morfologie insediative, una figura specifica per un luogo specifico, una tessera nuova nell’antico mosaico paesaggistico.
Non l’enfasi solo sul ponte dunque, ma la riduzione all’essenza degli elementi di uno specifico luogo.

Obiettivi del progetto

Il progetto del nuovo ponte sul fiume Meduna, così come dichiarato nel disciplinare di gara, si pone come minimo i seguenti obiettivi:

  • L’eliminazione del “collo di bottiglia” creato in questo momento dal vecchio ponte a due sole corsie che con il costante aumento della viabilità, sia di attraversamento che locale, crea frequenti congestioni del traffico su entrambi i lati. Situazione che, a giudicare dai progetti in corso (Pedemontana) sembra destinata a peggiorare
  • La messa in sicurezza delle connessioni più prossime al ponte, ottenibili anche con la loro eliminazione e conseguente variazione di percorso
  • La creazione di una viabilità di attraversamento pedonale e ciclabile sicura e del tutto autonoma
  • L’innalzamento dell’intradosso del ponte rispetto al greto del fiume, quota attualmente non compatibile con la quota di piena centenaria del fiume Meduna.
  • La creazione di un manufatto identificativo del luogo, che rappresenti “la porta di Pordenone”

Agli obiettivi dichiarati ci permettiamo di aggiungerne almeno altri tre:

  • L’infrastruttura come “strumento per addentrarsi nel paesaggio” e quindi la possibilità per pedoni e ciclisti di accedere al greto del fiume, usufruendone in tal modo come zona verde
  • La possibilità di trattare il ponte come speciale luogo d’incontro e relazioni, tra le persone e con la natura, uno spazio necessario, soprattutto in tempi di epidemie.
  • La valorizzazione e la manutenzione dell’habitat naturale dell’alveo del fiume Meduna

Concetto progettuale

Il lavoro di progettazione si ispira a tre semplici principi.

  • Integrare infrastruttura e paesaggio, riducendo al minimo l’impatto ambientale degli elementi di sostegno ed esprimendo anche qualità architettonica oltre che tecnica;
  • Approccio omogeneo e consequenziale per le spalle e le torri d’appoggio, adeguati all’orografia e alle peculiarità del territorio circostante
  • Un’unica soluzione di continuità da una sponda all’altra in modo che il luogo che comprende anche e soprattutto l’alveo del fiume Meduna diventi un tutt’uno con la strada, il ponte e tutto quello che ci sta in mezzo.

Il sistema del ponte è integrato da un abaco di elementi complementari tra loro:

  • I portali d’ingresso sono stati pensati come figure espressive, le cui teste, sollevate, emergono dall’orizzontalità della strada e fungono da introduzione al nuovo luogo. Da un punto di vista funzionale, le loro coperture sono coperte da pannelli fotovoltaici in modo da consentire alla struttura di produrre in modo autonomo l’energia della quale necessita per l’illuminazione, sistemi di sorveglianza, di sicurezza e di monitoraggio, etc.
  • Le piccole torri di sostegno delle travi fungono anche da punto di sosta e possibilità di discesa nell’alveo-parco naturale del Meduna.
  • La grande trave-strada consente la creazione di un ponte coperto per pedoni e ciclisti trasformandolo da semplice luogo di passaggio a vera e propria struttura abitabile ed utilizzabile insieme al sottostante parco.

L’idea è che l’abaco di forme architettoniche semplici in calcestruzzo consenta di coniugare paesaggio, infrastruttura e mobilità, demarcando il confine tra i due livelli spaziali e delineando l’esperienza del passaggio in velocità.

Scala dimensionale dell’opera

Il profilo della città di Pordenone messo a confronto con il profilo del nuovo ponte evidenzia il rispetto della struttura nei confronti della città e del paesaggio circostante. In questo senso la scelta di non realizzare grandi strutture strallate o ad arco evita inutili “fuori scala” che non appartengono alla tradizione architettonica friulana, lasciando ai punti di riferimento antichi di Pordenone il loro primato.

Scelte architettoniche
Per trasformare il ponte da semplice dispositivo per l’attraversamento del fiume a struttura panoramica e ricreativa, è indispensabile separare la viabilità meccanica da quella muscolare. Per questo motivo si è progettata una trave a sezione trapezoidale rovescia con carreggiate disposte su due diversi livelli, quella superiore riservata ai mezzi meccanici e quella inferiore, più stretta, coperta e aperta sul paesaggio, riservata ai pedoni ed alle biciclette.
Per ridurre il ponte ai suoi elementi essenziali si è deciso di progettare un ponte a quattro campate di 88 metri ciascuna, limitando in tal modo l’appoggio a sole tre torri che consentiranno anche la sosta e la discesa nel greto del fiume.

Le travi a sezione trapezoidale sono aperte sui lati consentendo in tal modo un pieno godimento del paesaggio durante la traversata.

Funzionamento dell’area con diversi livelli di piena

regime normale

regime di piena media

regime di massima piena

Concetto strutturale

Il ponte è concepito come una semplice trave continua di quattro campate, disposte ad intervalli regolari di circa 88 m. La trave, assimilata ad una reticolare spaziale, è stata dimensionata per soddisfare tutti i requisiti funzionali e statici riservando ampie porzioni al passaggio dei servizi tecnologici. Gli impalcati sono stati pensati in calcestruzzo collaborante con le travi di impalcato e collegate a queste rigidamente tramite pioli, a formare una sezione mista acciaio calcestruzzo. Questa soluzione, assieme alla configurazione trapezoidale della sezione che disloca la gran parte del materiale sull’esterno della stessa, conferisce alla trave da ponte una notevole rigidezza sia torsionale che flessionale. I profili, tutti a sezione aperta e zincati, consentiranno una facilità di ispezione e agevoleranno la manutenzione delle carpenterie. Le pile, pensate in calcestruzzo armato, oltre a costituire il supporto per le travi da ponte, comprendono al loro interno gli accessi alle aree verdi sottostanti.

viene rappresentata la distribuzione delle  tensioni ideali del cls armato nel concio centrale della trave da ponte nella condizione di carico più gravosa. Le piastre in c.a. costituenti l’impalcato sono solidarizzate con le travi metalliche dell’impalcato.

rappresentazione quantitativa della deformazione massima del concio centrale nella condizione di carico eccentrico. d max = 106 mm

vista della trave da ponte deformata sotto i carichi massimi di Norma. Qui si rappresenta la deformazione in condizione di vincolo appoggio, impiegata anche al fine di simulare la fase transitoria di montaggio

Scelta dei materiali

Per ottenere il valore figurativo essenziale di cui alla premessa, è fondamentale che ci sia unità anche materica dell’intero progetto e nel contempo una grande qualità estetica per ogni singolo manufatto. Per questo motivo le spalle e le torri sono realizzate in cemento armato bianco faccia a vista e le travi in acciaio verniciato. La semplicità della costruzione consente un’ampia scelta dei fornitori, in quanto richiede materiali e profili di facile reperibilità.

Viabilità e connessioni con le sponde

Schema di riferimento per la viabilità generale e specifica del ponte. Sono indicati i parcheggi a servizio dell’area verde ricavati dalla modifica della viabilità locale.

Schema di riferimento per la viabilità ciclopedonale del ponte. Il sistema è pensato per porsi in continuità con la ciclabile europea BI20 e la ciclabile prevista su via Udine verso il centro di Pordenone. Altre ciclabili possibili possono percorrere il lato sud della ferrovia e verso Cimpello. Nel parco ci saranno percorsi leggeri di vario tipo in relazione alla suscettibilità all’allagamento. 

Connessioni viarie in sponda destra


Sulla sponda destra l’incrocio con via Prà è troppo vicino all’imbocco del ponte e pertanto va eliminato con deviazione della viabilità verso la grande rotatoria. In questo modo si otterrebbe anche una piccola zona di parcheggio per chi volesse utilizzare il ponte come punto di partenza per passeggiate a piedi o in bici. L’argine viene reso praticabile e consente l’accesso e il passaggio lungo il fiume. Sull’altro lato della strada esiste già una struttura di ristoro con parcheggio che potrebbe essere potenziata e costituire un importante punto di appoggio per passeggiate ed escursioni. L’allargamento di quest’area grazie alla nuova posizione del ponte, infatti, consente l’inserimento di una piccola rotatoria per migliorare la circolazione e la connessione con il centro cittadino, un piccolo parcheggio, anche per mezzi lunghi, e un maggiore spazio per i tavoli esterni.

Connessioni viarie in sponda sinistra


Anche in questo caso c’è un incrocio di troppo (e troppo vicino) dato dalla strada che consente l’ingresso all’area residenziale fra Pontebbana e via Cimpello. Non è un problema spostarlo un poco più avanti risolvendo il problema dell’accesso al piccolo nucleo abitato. Anche in questo caso si libera una piccola area come la precedente da destinare a parcheggio di appoggio-ingresso al parco.
Per questo motivo entrambe le spalle sono progettate non solo per connettere il ponte con la strada e le piste ciclo-pedonali ma anche come snodo e dispositivo di attraversamento sicuro per le stesse. Questo consentirebbe di evitare la costruzione del progettato sottopasso pedonale che dovrebbe attraversare la SS13.

Inserimento nel sistema del verde a Pordenone

L’area urbana di Pordenone è contraddistinta da ampie zone definite da parchi, giardini e ambienti semi naturali che s’insinuano nel tessuto urbano, soprattutto grazie al fiume Noncello che attraversa la città e crea numerosi tipi di ambienti acquatici. Data la particolare vocazione verde e ciclabile di Pordenone è facile prevedere che molto presto un percorso ciclabile collegherà tutte le zone verdi della città. Dalla mappa possiamo comprendere come la zona del Meduna in prossimità del ponte rappresenti la continuazione naturale di questo sistema di parchi urbani e suburbani, e permetterebbe idealmente un collegamento sia in direzione nord-sud, che est-ovest.

Il progetto naturalistico dell’alveo del fiume Meduna

Il progetto prevede la riqualificazione del letto del Meduna sottostante al ponte, in modo da valorizzarne l’ecosistema e renderlo fruibile come area verde.

L’ecosistema del Meduna:

La parte del fiume Meduna interessata dal progetto è di grande interesse naturalistico. In questo punto, infatti, il fiume, dopo aver percorso in linea retta tutta l’alta pianura pordenonese, si restringe in unico flusso e rallenta in una serie di anse a percorso meandriforme, formando, in corrispondenza dei ponti, una serie di isole dall’ecosistema molto vario.
La parte alta del corso del Meduna attraversa la zona dei magredi, ovvero le praterie magre friulane, un ecosistema di importanza naturalistica europea (SIC), inserito nel progetto Life Natura 2000 (che prevede il ripristino e la salvaguardia delle praterie magre con radi arbusti: le steppe edafiche).
La parte bassa, dopo la confluenza con il Noncello, prosegue per 85 km fra aree detritiche e lembi boschivi, fino alla confluenza con il Livenza, al confine con il Veneto.

L’area del ponte

In corrispondenza del ponte, il fiume cambia pendenza e la sezione si riduce notevolmente, creando allo stesso tempo una piazza di deposito. Questo perché nei momenti di piena, corso d’acqua si allarga e scarica in questo luogo sedimenti, fanghi e ramaglie, che producono isole naturali in continua evoluzione, ma sempre presenti, come dimostra la documentazione storica.
Il fiume ha una grande variabilità dei livelli d’acqua, non correlata esclusivamente con le precipitazioni, in quanto le dighe di Barcis e Ravedis usano il Meduna come canale di regimentazione delle acque.
A flusso normalizzato, il fiume si presenta incanalato a rami intrecciati, fra i depositi di detriti, isole e lembi arginali che si sviluppano a monte e terminano a valle dei ponti. Su questi lembi di terra si sono creati ecosistemi pionieristici di specie arboree e arbustive (es. Salix, Populus), specie aliene (Amorpha) e flora fluviale, che, con le loro radici e la folta presenza, hanno stabilizzato in maniera quasi permanente queste forme che vengono modificate o stravolte solo nei momenti di grandi piene. Queste fasce riparie sono più o meno estese sugli argini e negli spazi golenali diventando piccoli boschi inframmezzati tra campi coltivati e pioppeti. La rilevanza naturalistica di questo ambiente è confermata dalla presenza di grandi mammiferi (impronte di capriolo, volpe), dalle nidificazioni di rapaci, e dalla flora spontanea dei magredi.

Il progetto

L’area sottostante il ponte, nonostante il suo grande valore naturalistico e paesaggistico, non è fruibile. Le continue modifiche a questo speciale territorio dovute ai cambiamenti dei livelli dell’acqua stimolano ad un approccio nuovo nei confronti della progettazione del parco, in continuo movimento. Lo scopo non è quello di attrezzare alla maniera classica con elementi fissi lo spazio verde, ma di valorizzare le caratteristiche esistenti dell’ambiente tramite la creazione di percorsi leggeri per pedoni e ciclisti che possono essere modificati nel tempo. In questo senso, la filosofia progettuale si avvicina alle esperienze moderne nord-europee, come quella del “giardino in movimento”.

Questo ambiente naturale si riqualifica in un unico spazio condiviso con il ponte, che offre una vista privilegiata sul verde e permette il collegamento fra le varie isole attraverso le scale poste nei piloni. Il ponte, inoltre, serve anche da allacciamento con le altre aree verdi della città, in modo da formare idealmente una green belt che migliori la qualità complessiva del vivere in città, a contatto con la natura. Nel parco, attraversato da piste pedonali e ciclabili, si ricreeranno gli ambienti caratteristici attraversati dal fiume: i magredi, le zone umide, il bosco ripario. La diversificazione di nuovi sistemi ambientali più complessi da un punto di vista naturalistico, porterà ad un aumento e diversificazione degli animali presenti, nuove specie soprattutto di uccelli ed insetti e conseguenti predatori e prede in un sistema molto vario e quindi forte. La progettazione dell’area verde consisterà in diverse fasi:

  • Analisi idraulica dell’alveo, punto di partenza per definire le vie preferenziali ed eliminare eventuali ostacoli, e individuare una gestione ottimale del territorio.
  • Censimento delle alberature di rilevanza ambientale e per la stabilità fluviale
  • Pulizia da depositi di ramaglie e ostacoli di varia natura
  • Sostituzione, ove necessario, delle piante aliene con piante adatte alla funzione di ancoraggio del terreno
  • Diradamento di alcune aree per renderle più luminose e fruibili dai visitatori, anche per poter essere usate eventualmente come spiagge.
  • Diversificazione degli ambienti, con la ricreazione di alcune fasce ecotonali, la creazione dei prati stabili, con essenze autoctone selezionate dai magredi, in modo da aumentare la complessità floro/faunistica a vantaggio del complesso. La presenza di piccoli animali unita alla ciclicità delle fioriture nel del susseguirsi delle stagioni e quindi il mutamento del parco, porteranno ad un continuo interesse e stimoli di visita per i fruitori.
  • Creazione di percorsi divisi in diverse tipologie, a seconda della suscettibilità all’allagamento:
  • Nelle zone più allagabili: percorsi ricavati dal taglio di arbusti, segnati con semplici paletti segnavia facilmente sostituibili
  • Nelle zone mediamente allagabili: percorsi come del primo tipo, con l’aggiunta di qualche rara attrezzatura fissa
  • Nelle zone raramente allagabili: percorsi in ghiaia o ghiaia consolidata, con punti di sosta e cartelli esplicativi sulla fauna e la flora presente nei tratti di maggiore interesse. Creazione di stazioni di osservazione per il birdwatching con schede esplicative sui diversi sistemi ambientali ricreati all’interno del parco.

Sarà possibile, per utenze specifiche, fare uso di percorsi temporanei; in tal caso una buona soluzione è costituita dall’uso di tavolati annegati nel terreno, rete elettrosaldata annegata nella sabbia o listelli di legno o materiale riciclato e componibile a nastro.

Gestione del parco

Dopo la prima impostazione dell’area, nella quale si provvederà al contenimento della flora aliena con diradamento puntualizzato e apertura di percorsi di accesso al parco, localizzando gli spazi prativi dove seminare essenze adatte, si lascerà al tempo e al fiume il compito di rendere questo spazio interessante. La gestione del parco richiederà solo un leggero e oculato lavoro di manutenzione dei percorsi e pulizia da ramaglie e detriti. In caso di piene, i percorsi verranno chiusi nella misura dell’allagamento. Successivamente, si procederà alla creazione di nuovi percorsi assecondando i mutamenti del paesaggio, adeguandosi alle caratteristiche naturalistiche uniche e speciali di questo tratto del Meduna.

Fasi di attuazione

  • Preparazione e pulizia del greto del fiume e dell’area di cantiere.
  • Palificazioni e fondazioni.
  • Realizzazione dei manufatti speciali spalle e torri, in calcestruzzo armato.
  • Contemporanea produzione delle travi reticolari in stabilimento.
  • Montaggio e varo delle travi reticolari.
  • Realizzazione dell’impalcato stradale, pedonale e degli impianti.
  • Realizzazione dei muovi rilevati di collegamento.
  • Demolizione del ponte esistente.
  • Sistemazione in senso naturalistico dell’alveo del fiume Meduna.

Si ritiene che una conveniente velocità di esecuzione possa contenere il lavoro entro uno spazio temporale di 20-24 mesi. Ovviamente si tratta di tempi che si possono ridurre ma, com’è noto, la fretta è nemica del risparmio.

Costo dell’opera

Si ritiene che una conveniente velocità di esecuzione possa contenere il lavoro entro uno spazio temporale di 20-24 mesi. Ovviamente si tratta di tempi che si possono ridurre ma, com’è noto, la fretta è nemica del risparmio.

Manutenzione

Le recenti vicende del Ponte Morandi hanno dimostrato che una buona manutenzione è direttamente collegata alla possibilità di accedere facilmente alle strutture per poterne verificare le condizioni e programmare gli interventi. La struttura proposta di grande trave abitabile consente l’accesso a tutti i principali elementi strutturali del ponte in modo facile ed economico.
Il parco sottostante richiederà una manutenzione minima, che sarebbe da fare in ogni caso per garantire la sicurezza idraulica.

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