Premesse
Quando Anna, l’organizzatrice della UDESIGNWeek, mi chiesto di allestire una vetrina nella vecchia biglietteria abbandonata del cinema Ariston credevo che sarebbe stato un lavoro facile.
Poi mi hanno presentato Fabio Micoli, un giovane manager della Sovipre, e ho pensato che fossero diventati tutti matti. La Sovipre è un’azienda all’avanguardia che fa armature metalliche saldate prefabbricate per grandi opere di ingegneria, non esattamente quel genere di cose da arredamento di fino con il quale siamo abituati a lavorare.
Bisognava inventarsi qualcosa che:
- andasse bene per la grande vetrina
- rispettasse il tema dell’evento “naturalmente artificiale, artificialmente naturale“
- desse visibilità al Caffè Moderno
- fosse in linea con l’identità del brand Sovipre
Tutto questo con un unico materiale: tondini di ferro piegati e saldati.
Queste sono le cose che normalmente produce la Sovipre:
Il percorso di è stato lungo e tormentato e sono stato costretto a cambiare tutto più di una volta.
Il contesto
La prima cosa che ho preso in considerazione è stata, come sempre, il contesto. La galleria Ariston appartiene a un concetto di città molto popolare negli anni ’70, che ha la sua influenza nelle teorie dei Metabolisti e delle Megastrutture, quando si pensava che la città potesse diventare un grande organismo in grado di risolvere tutte le esigenze della popolazione in crescita esponenziale.
La galleria è un tentativo di rendere la città più articolata, sfondando la barriera strada/edificio e ampliando la superficie commerciale. Possiamo vedere gallerie di questo tipo in molti posti a Udine (la Galleria Astra, il complesso alle Alpi, etc). Coniugavano in un unico spazio svago, consumo e retail e hanno anticipato i sucessivi centri commerciali, che le hanno soppiantate, condannandole a un progressivo abbandono, che si accompagna con quello del centro storico.
Il mio punto di partenza era di ridare dignità allo spazio architettonico fortemente degradato della galleria Ariston.
Il primo modello
Ho fatto un modello della galleria nel quale poter sperimentare varie possibilità. Con il filo di ferro ho provato vari modi di occupare lo spazio.
L’idea iniziale era quella di usare lo spazio fuori della vetrina per creare una galleria dentro la galleria che portasse dritto verso la vetrina, dove dovevano essere esposti degli oggetti di design. La galleria doveva costituire un altro layer che arricchiva lo spazio della galleria esistente. La forma della galleria è costituita da semplici tondini di ferro ripiegati ad angoli retti, che attraverso il loro intreccio definiscono un volume. L’intreccio si ispira al ferro modellato dei passage ottocenteschi, ma in questo caso lo stile floreale è sostituito da una griglia geometrica non ortogonale.
La griglia cerca di ricostruire in maniera matematica gli intrecci che possiamo osservare nella vegetazione. Gli alberi, crescendo, seguono binari tridimensionali definiti dalla luce che filtra. Luce e alberi, insieme, formano un intreccio mai banale.
Queste sono alcune foto che ho fatto in montagna:
Da questa prima idea abbiamo costruito un modello in scala con del filo di ferro e la stagnatrice (che per fortuna mio padre, dopo 30 anni, sapeva ancora usare benissimo).
Quando il modello era pronto, ci siamo accorti che era necessario aggiungere qualche elemento visivo di rinforzo per rendere leggibili i piani nello spazio, e abbiamo inserito i triangoli rossi. Rossi perchè è un colore che ci piace e perchè è il colore della Sovipre.
La galleria così configurata poteva essere facilmente riconvertita in un padiglione o uno stand fieristico che facesse promozione all’azienda: cosa meglio di una grande e speciale gabbia di armatura? Inoltre, questo tipo di galleria potrà tornarmi utile come modello per pergole e architetture da giardino.
Quando ho presentato il progetto a Fabio e ai suoi collaboratori è stato il loro turno a darmi del matto. Però evidentemente un po’ di follia ce l’hanno anche loro e siamo andati avanti con la progettazione esecutiva della struttura.
Problemi strutturali
Il problema principale è che i tondini sono pensati per stare dentro il calcestruzzo e non sono fatti per resistere alle flessioni. Dovevamo verificare che la struttura non si flettesse troppo. Abbiamo fatto alcune verifiche che sono state modellate e approfondite da Giacomo Mattiussi, l’ingegnere collaboratore di Fabio, che ha trovato il diametro minimo utilizzabile. Questo passaggio è fondamentale per ridurre i costi di costruzione e trasporto.
Il secondo e ultimo modello
Eravamo pronti a costruire la galleria. Ma proprio sul più bello tutto viene bloccato per due motivi:
- l’assicuratore ci dice che non coprirà gli eventuali danni che i visitatori si potrebbero fare arrampicandosi sui tondini
- la normativa riguardo a queste strutture non è chiara
- l’organizzatore mi ricorda che, visto che si tratta di un allestimento, dovrei fare qualcosa dentro la vetrina
Con il morale abbastanza basso, mi prendo un paio di notti per riflettere. E decido che vale la pena continuare il percorso anche con queste nuove regole. Se si può adattare anche all’interno di una vetrina, vuol dire che si tratta di un sistema flessibile che può funzionare dappertutto.
E così, daccapo, ho ridisegnato tutto, a una scala diversa. Ma non si poteva semplicemente rimpicciolire la galleria per farla stare dentro la vetrina. Il fatto che non sia percorribile ne altera la funzionalità, ma mi da la possibilità di lavorare su quel vuoto. La galleria così si piega a 45° per seguire l’andamento della vetrina e si apre su un fianco. La geometria dell’intreccio può essere ancora più complessa, e inserisco un fattore di riduzione della griglia che corrisponde a quello del temperamento equabile (una progressione di radici di due in base duodecimale). In questo modo i tondini si stringono come i tasti di uno strumento a corde e gli incroci non sono mai monotoni.
Per far vibrare ancora di più questo piccolo spazio, al posto dei triangoli rossi, adesso inutili, possiamo inserire delle corde rosse, che percorrono la griglia tridimensionale invisibile in tutte le direzioni, rivelandola.
Realizzazione
Dal disegno alla realizzazione, di nuovo. I tondini, fatti per essere sommersi dal calcestruzzo, hanno qualche imbarazzo a farsi vedere nudi: l’acciaio non è sempre perfetto e uniforme, le pieghe sono sempre diverse,e la superficie si arrugginisce facilmente.
Fabio e Giacomo lavorano e fanno alcune prove sul modello 3d a linee che gli ho fornito. Alla fine troviamo un modo per unire tutti i pezzi con le lunghezze e gli angoli (tutti diversi!) giusti. Giacomo risolve il problema della sovrapposizione degli intrecci, individuando i piani diversi sui quali far giacere i tondini. Fa dei bellissimi disegni esecutivi (che mi piacerebbe inserire in questo post). A partire da un modello 3d esporta un file di comando per la macchina che automaticamente piega e taglia tutti i pezzi su misura. Questo processo non l’avevano mai provato prima.
Aggiornamento: Giacomo mi ha mandato i suoi bellissimi disegni:
I tondini sono fissati alla base con un sistema di profili e manicotti nascosti da una pedana di legno. Fabio prepara in stabilimento un primo prototipo per vedere se funziona. Funziona!
Pronti i pezzi, non resta che il montaggio. Per problemi di sicurezza, non potevamo saldare la struttura in opera, ed era impossibile portarla già intera dall’officina della Sovipre. Ci siamo quindi dovuti armare di filo di ferro e molta pazienza. Dal 3d all’artigianato, in linea con il miglior Made in Italy. Fortunatamente Fabio aveva portato Ivano, ex ferraiolo che con grande abilità ha montato le parti più difficili.
E così, il lavoro è fatto, e comincia a vivere di vita propria.
Forse anche troppo, perché poco dopo una ragazza comincia a ballarci dentro.
Pensavo fosse finita, ma dopo qualche giorno il gestore della vetrina mi dice, guarda che siccome è una vetrina, dobbiamo usarla per esporre dei prodotti. E così, lo stesso giorno in cui vengono a fare un’intervista a me e a Fabio, aggiungo anche qualche bottiglia a qualche panettone qui e là per la gabbia, a buon augurio per tutti.